VENEZIA: TRADIZIONI POPOLARI
A prevalere è ora il silenzio che ci aiuta ad ascoltare con più attenzione le storie minuziosamente raccontate da qualche anziano del quartiere. Storie della città di Venezia che ci riportano indietro nel tempo, nell’arte e nella cultura di questa splendida città che, sebbene abbia oggi le porte dei suoi musei e delle collezioni d’arte ancora chiuse a causa delle restrizioni del Covid19, resistono indelebili tra i ricordi dei suoi abitanti. E proprio in questo delicato periodo che tutti noi stiamo vivendo, le memorie ci riportano davanti all’immagine della festa dell’Ascensione, realizzata dall’artista Gabriel Bella, pittore veneziano vissuto nel XVIII secolo. L’opera, custodita gelosamente all’interno della Fondazione Querini Stampalia riflette perfettamente la ricorrenza di quest’oggi, 24 Maggio 2020 che, anche se con modalità diverse, la città non rinuncerà alla sua commemorazione.
In questo momento tutta l’Italia sta attraversando un periodo critico a livello turistico e così come risaputo in tutto il mondo, Venezia vive grazie al turismo. Al giorno d’oggi la città lagunare appare come un quadro sbiadito, una tela impolverata, priva di quei colori caratterizzati dalla “presenza” dell’immagine del turista, del viaggiatore. In questa città semivuota, il senso di confusione è come svanito, le calli allorché affollate, risultano facilmente percorribili senza che ci si mescoli tra la folla e richiamare le persone a muoversi. E in questa sconosciuta tranquillità, tutto ciò si tramuta in una sensazione di pace interiore, dove il “foresto” (modo di indicare il turista nel mio dialetto) appare come un animale in via d’estinzione. In questa grande desolazione, cerchiamo però di non “vedere tutto nero”, trasformando noi stessi in quei viaggiatori abituali che, al momento, non si vedono più. Venezia, così come il veneziano stesso, si sta riappropriando dei suoi spazi e delle sue tradizioni quasi come voler tornare alle origini, dove ritrovandosi nel tavolino di qualche osteria, non si ha più la foga di scattare selfie e condividere sui social. A prevalere è ora il silenzio che ci aiuta ad ascoltare con più attenzione le storie minuziosamente raccontate da qualche anziano del quartiere. Storie che ci riportano indietro nel tempo, nell’arte e nella cultura di questa splendida città che, sebbene abbia oggi le porte dei suoi musei e delle collezioni d’arte ancora chiuse a causa delle restrizioni del Covid19, resistono indelebili tra i ricordi dei suoi abitanti. E proprio in questo delicato periodo che tutti noi stiamo vivendo, le memorie ci riportano davanti all’immagine della festa dell’Ascensione, realizzata dall’artista Gabriel Bella, pittore veneziano vissuto nel XVIII secolo. L’opera, custodita gelosamente all’interno della Fondazione Querini Stampalia riflette perfettamente la ricorrenza di quest’oggi, 24 Maggio 2020 che, anche se con modalità diverse, la città non rinuncerà alla sua commemorazione. Per meglio capire la sua storia cercheremo di riviverla scoprendo com’è nato lo “Sposalizio del mare”. La celebrazione è legata principalmente da due eventi storici: il primo ci porta al 9 Maggio dell’anno 1000, anno in cui il valoroso Doge Pietro Orseolo II difende gli abitanti della Dalmazia dalla minaccia slava. Il secondo è, invece legato all’anno 1177 quando, dopo un secolo di screzi tra Sacro Romano Impero e Papato, grazie alla mediazione del Doge Sebastiano Ziani, Papa Alessandro III e Federico Barbarossa siglarono il trattato di pace. In segno di profondo riconoscimento, Papa Alessandro III, oltre ad aver donato oro e pietre preziose, consegnò personalmente l’anello al Doge Sebastiano Ziani. La leggenda narra di un terzo evento, datato nel 1340 che vede protagonista un pescatore che, addormentato nella sua barca e cullato dalle dolci onde della laguna, viene improvvisamente svegliato da San Marco Evangelista. Il Santo chiese al pescatore di trasportarlo fino all’isola di San Giorgio, dove proprio qui ci sarebbe stato l’incontro con San Nicola e San Giorgio. Ammaliato e stupito dall’apparizione del santo il pescatore obbedì. Dopo aver raggiunto l’isola di San Giorgio e terminato l’incontro, l’intero equipaggio pensando che una nave piena di diavoli stesse spingendo un enorme tempesta verso la laguna, fece invertire la rotta ai tre santi che decisero di tornare indietro e salvare l’isola dalla minaccia. In questa leggenda non c’è nessun doge valoroso, ma soltanto un umile pescatore al quale, in segno di riconoscimento, viene consegnato l’anello da San Marco Evangelista. Il momento fatidico dello sposalizio del mare avviene davanti alla chiesa di San Nicolò del Lido, dove proprio qui il Doge, a bordo del “Bucintoro” getta l’anello in mare. Solitamente la cerimonia si caratterizza anche con la presenza di qualche regata che terminano poco prima dell’ora di pranzo. E proprio in questo frangente, vi consigliamo di non rinunciare al delizioso piatto di “Risi e Bisi” della giornata, tipicamente consumato durante il giorno dell’Ascensione composto da riso, fagioli freschi e cipolla tritata, cotto tutto insieme a fuoco lento nel brodo di pollo.
Michele Verna