NAPOLI: ITINERARI CITTADINI
La Sanità è un quartiere che a causa di tanti eventi nel corso della storia viene etichettato un po’ come “quartiere maledetto”, ma offre tanta storia e tanta cultura: meraviglie, opere d’arte chiese del 700 ipogei greci e costruzioni romani e palazzi nobiliari, senza dimenticare che è il quartiere che ha dato origine al principe della risata Antonio De Curtis, in arte Totò. Da qualunque parte si acceda al quartiere la bellezza è subito protagonista. Entrando da via Vergini si può subito trovare sulla sinistra il famoso “Palazzo dello Spagnuolo”, famoso per essere uno dei palazzi nobiliari, insieme a “palazzo Sanfelice” sito a poche centinaia di metri. A nostro avviso questi due palazzi sono tra i più belli e più affascinanti della zona. Il loro punto di forza? la scalinata ad ali di falco ornata con decorazioni a stucchi che lasciano senza fiato. Basta fare qualche passo per ritrovarsi di fronte a una pasticceria che negli ultimi anni ha fatto molto parlare di sé Poppella. Famosa per il suo famosissimo fiocco di neve. “Patrimonio culinario” del quartiere. Continuando il nostro tour nel quartiere, troviamo la basilica di Santa Maria Della Sanità, conosciuta nel Rione come la chiesa di San Vincenzo O’Munacone. La basilica è un autentico museo della pittura Napoletana del XVII secolo con preziosi quadri di Luca Giordano e Andrea Vaccaro. All’interno della basilica vi è l’accesso alle catacombe di San Gaudioso, sito archeologico che, insieme alle catacombe di San Gennaro, sono tra le più belle della città. A pochi passi, troviamo un gioiellino culturale Il Nuovo Teatro Sanità. Una piccola chiesa non più adibita al culto, all’interno della quale un gruppo di giovani attori, guidati artisticamente da Mario Gelardi, hanno dato vita a un vero e proprio teatro di impegno civile e non solo. Consiglio vivamente di dedicare 10 minuti del proprio tempo a chi è in giro nel quartiere. Uno dei luoghi più conosciuti del Rione Sanità invece è il Cimitero Delle Fontanelle, un’antica cava di tufo scavata nella collina di Materdei, per ospitare i resti delle vittime delle epidemie di peste e colera che diventa a metà Seicento. Diventò poi nell’ottocento luogo di culto dove la gente “adottava” alcuni teschi anonimi dell’ossario.
Marco & Vincenzo