di Ilaria Imperoli
Una delle cose che mi rende fiera di essere romana è proprio il patrimonio artistico che questa città offre. Le sue stratificazioni non hanno precedenti ed a volte noi romani un po’ scherziamo sul fatto che forse è dovuto a questo il non fluire a passo spedito dei lavori della metro come in altre metropoli europee. Essere Concierge a Roma richiede un aggiornamento continuo ed è questo che facciamo quando ci incontriamo, cerchiamo di essere il più preparati possibile in modo tale da poter dare ai nostri ospiti un servizio impeccabile grazie alle “chiavi” della città. Tornando alla stratificazione potremmo dire che Roma dopo lo splendore della fase repubblicana prima ed imperiale poi ha vissuto un periodo di massima espansione e splendore. Lo stesso non si può dire del medioevo durante il quale molti dei momenti di epoca romana sono stati spogliati per adornare palazzi, ville ed a volte anche fontane. Ma alla fine Roma ci piace così perché ogni pezzo ha avuto mille ubicazioni diverse ed ha vissuto storie e vicissitudini diverse. In questa epoca di buio molto è stato sotterrato e distrutto ed è quello che è successo ad una delle piazze più belle della capitale, Piazza Navona. Non molti sanno che l’attuale assetto della piazza nasce dal susseguirsi di palazzi che seguono il perimetro dell’antico Stadio di Domiziano. Fatto costruire nel Campo Marzio tra l’85–86 d.C. da Domiziano, è il primo esempio di stadio in muratura dell’antichità greco-romana, riservato a competizioni atletiche (corsa, lotta, pugilato) ed era situato nell’attuale rione Parione. Il suo piano di calpestìo, come si vede dall’affaccio alle arcate su Tor Sanguigna, era più basso di circa 5 metri rispetto al piano attuale. Lo stadio aveva una forma rettilinea allungata con uno dei lati corti semicircolari, era lungo 276 metri e largo 106 e aveva una capienza di circa 30.000 spettatori. Nel 1936, demolendo le costruzioni sul lato nord della piazza, fu infine riportato alla luce un ampio spicchio della curva nord al piano terreno dello stadio, comprendente murature, pilastri, scale alle gradinate superiori. Sopra lo spazio liberato fu costruito un unico ampio immobile dell’INA, ma le murature antiche vennero salvate e rimasero parzialmente visibili dall’esterno e accessibili alle visite. Dal 2014 la valorizzazione e l’uso dello spazio archeologico sono stati affidati a privati; il sito è normalmente visitabile e sede di mostre. Il resto dell’impianto imperiale giace ancora nelle cantine dei palazzi sovrastanti. Lo stadio aveva una ricca decorazione scultorea, tra cui Pasquino ovvero la più celebre delle statue parlanti di Roma. Tra il XVI e il XIX sec. divenne una figura caratteristica, alla quale si affiggevano durante la notte le cosiddette “pasquinate“, satire in versi dettate dal malumore popolare. Oggi si trova ad ornare l’angolo di Palazzo Braschi in Piazza Pasquino dopo che fu ritrovata durante la ristrutturazione dell’allora Palazzo Orsini (oggi Palazzo Braschi). Un’altra scultura appartenente al sito e che probabilmente si trovava in uno dei fornici del secondo ordine di arcate, è il cosiddetto Apollo Liceo. E’ un torso in marmo, copia romana dell’Apollo Liceo di Prassitele che ornava il Ginnasio di Atene (IV secolo a.C.), trovato durante gli scavi degli anni ’30. Ma i segreti non sono ancora svelati, mentre ho riportato precedentemente delle foto dei resti oggi visitabili, dall’altro lato della Piazza sotto i palazzi che si affacciano su Corso Rinascimento, grazie all’Associazione Les Clefs d’Or abbiamo avuto il privilegio di poter visitare in esclusiva la parte opposta della curva dello stadio. Sotto l’École française de Rome vi è un’altra area Archeologica recentemente portata alla luce e restaurata. Roma non finisce mai di stupire e noi siamo qua per provare a decifrare i suoi innumerevoli segreti.