ITINERARI: RAVENNA
Adagiata a pochissima distanza dal Mare Adriatico sospesa tra Oriente e Occidente, Ravenna è un vero e proprio scrigno d’arte fatto di tessere preziose capaci di raccontare ancora oggi al visitatore il suo antico splendore. Ma l’eccellenza culturale di Ravenna è legata anche alla storia di Dante che venne conquistato dall’ineguagliabile fascino artistico, tanto da prediligerla come sua ultima dimora…
Ravenna, vero cuore della Romagna, è un gioiello d’arte, di storia e di cultura di prim’ordine con alle spalle un antico e glorioso passato. Oggi la città è un importante centro industriale e marittimo dotato di un porto commerciale molto attivo, ma Ravenna è famosa anche per i suoi monumenti che ne rivelano le antiche origini e la sua posizione storica nello sviluppo italiano. Fuori dalla città si estendono i lidi ravennati, centri balneari immersi nel verde dove con ogni probabilità risalgono i primi insediamenti, prima etruschi e poi umbri. Fu una colonia romana nel II secolo a.C. e venne scelta quale capitale dell’Impero d’Occidente nel 402 d.C. per diventare lo snodo e passaggio fra la cultura bizantina e quella romana. Con la caduta dell’impero, Ravenna divenne la capitale del regno di Odoacre e successivamente quello di Teodorico ricoprendo il ruolo di potenza bizantina in Italia, periodo di massimo splendore per la città romagnola. Il centro storico di Ravenna offre numerose tracce della sua storia attraverso l’ottima conservazione dei monumenti realizzati in epoca paleocristiana e bizantina. Accanto alla particolare bellezza dei caratteristici campanili cilindrici del IX e X secolo, si affiancano gli armonici edifici rinascimentali, frutto della dominazione veneziana del Quattrocento che restituirono la sua magnificenza, smarrita da quel periodo di forte degrado che la città dovette affrontare una volta conclusi i rapporti con l’Oriente. L’insieme monumentale più significativo di Ravenna è certamente San Vitale, situato nella parte nord-occidentale del centro storico. Esso comprende il monastero benedettino, la Basilica di S. Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia. La Basilica si deve al Vescovo Ecclesio che, di ritorno da Costantinopoli, l’allora capitale dell’Impero Romano d’Oriente, diede inizio alla costruzione nel 525 di un’opera architettonica di grande pregio. A quel tempo, venne incoronato l’imperatore Giustiniano, uno dei più grandi e valorosi sovrani di età tardo-antica che attraverso l’emanazione del Corpus Iuris Civilis, gettò le basi del diritto moderno. Giustiniano rimase entusiasta del forte impatto che tale opera avesse potuto trasmettere al popolo, vera testimonianza del suo potere e della potenza imperiale. Questo è uno di quei pochi monumenti, se non l’unico a livello italiano, che può competere con i grandi edifici bizantini, sia per la raffinatezza e la preziosità delle decorazioni che dei materiali impiegati. A catturare l’attenzione del visitatore non appena varca la soglia della Basilica sono i suoi preziosissimi mosaici dal gusto orientale, capolavoro dell’arte medievale realizzati per celebrare la vittoria di Giustiniano contro i Goti. Le scene più celebri sono quelle che raffigurano il corteo dell’imperatore Giustiniano e della moglie Teodora che recano in offerta il pane e il vino dirigendosi verso il Cristo raffigurato nel catino absidale. La religiosità delle scene viene caricata dallo sfondo dorato che, abbagliato dalla luce, stordiscono e rapiscono il fedele. Poco distante dalla Basilica di San Vitale, un edificio in semplice laterizio si presta di fronte a noi: si tratta del Mausoleo di Galla Placidia. Questo piccolo gioiello artistico fu realizzato in prossimità della Chiesa di Santa Croce proprio da Galla Placidia, figlia di Teodorico. Anche qui l’interno del mausoleo lascia lo spazio a splendidi mosaici che fanno da corona a tre preziosi sarcofagi marmorei, tra cui quello di Galla Placidia. La particolarità che contraddistingue l’edificio dagli altri monumenti ravennati è il trionfo cromatico di stelle dorate su fondo blu notte, di festoni con fiori e frutti, di preziosi motivi decorativi che incorniciano le figure sacre.
Dopo questa intensa visita non ci si può non fermare a fare un piccolo spuntino nel pieno centro storico gustando la regina indiscutibile della Romagna: la piadina. Ci troviamo di fronte alla “Piadina del Melarancio”, uno dei posti migliori dove assaggiare questa specialità tipica che, come ci spiega il proprietario del locale, nasce come “pane dei poveri” ma che è riuscita nel tempo a conquistarsi fama mondiale per la sua bontà. Il consiglio è di provarla con la mortadella oppure il prosciutto crudo e lo squacquerone, una vera delizia per il palato.
Concludiamo il nostro itinerario ravennate con una curiosità che vede Dante quale protagonista del nostro viaggio. Proprio qui a Ravenna, infatti, il Sommo Poeta, catturato dalla bellezza della città, decise di trasferirsi nel 1318 e vi si fermò fino alla sua scomparsa avvenuta nel settembre del 1321 – considerandola la città ideale in cui terminare la Divina Commedia. Nel 1519 ebbe inizio la famosa diatriba tra Ravenna e Firenze per stabilire in quale città la spoglia del poeta avrebbe dovuto giacere. Ottenuto il permesso da Papa Leone X di prelevare le ossa di Dante, i fiorentini si recarono a Ravenna, ma un’amara scoperta li attendeva; la tomba era vuota. I frati francescani dall’interno del convento fecero un buco nel muro e trafugarono le ossa nascondendole nel vicino convento. Oggi la tomba di Dante è visitabile a Ravenna, in un tempio a pianta quadrata in stile neoclassico sovrastato dallo stemma arcivescovile del Cardinal Gonzaga. Proprio quest’anno ricorrono i 700 anni dalla sua morte e l’obiettivo sarà quello di ricordarlo con numerosi appuntamenti. A inaugurare le mostre sarà Ravenna presso la Biblioteca Classense, dove verrà esposta la mostra “Inclusa est flamma. Ravenna 1921: il Secentenario della morte di Dante”, inaugurate in presenza del Ministero della Pubblica Istruzione Benedetto Croce. Sono esposti libri, manifesti, fotografie, dipinti e molteplici oggetti d’arte conferiti come omaggio a Dante e alla città “ultimo rifugio” del poeta.
Marco Rinaldo